Trieste Campus ha ospitato la conferenza sprint “Talento o Disciplina? Il dono e la scelta”, un incontro aperto al pubblico che ha messo a confronto due figure simbolo dello sport cittadino: Ray Petronio, capitano della Pallanuoto Trieste, e Daniele Cavaliero, Director of Global Scouting ed ex capitano della Pallacanestro Trieste, guidati dal responsabile della palestra di Trieste Campus, Gary Lee Dove.
L’appuntamento è stato l’occasione per esplorare un tema che riguarda lo sport tanto quanto la formazione, il lavoro e la vita: capire quanto conti davvero il talento e quanto invece la disciplina nel costruire un percorso di crescita.
Gary Lee Dove ha aperto il dialogo con una domanda semplice e allo stesso tempo profonda, paragonando il rapporto tra talento e disciplina alla tensione tra arte e scienza: due elementi diversi, ma inevitabilmente complementari.
Per Petronio, che a 41 anni compete ancora in Serie A1, la risposta è chiara: l’80% del risultato lo fa la disciplina, mentre il talento è un inizio da coltivare con costanza.
Cavaliero ha portato un punto di vista parallelo: tutto dipende dall’obiettivo. Talento e disciplina, presi singolarmente, permettono di arrivare fino a un certo punto, ma insieme diventano un moltiplicatore che apre possibilità più grandi. Più si alza il livello, meno basta il talento: è la disciplina che rende un gesto complesso qualcosa di stabile, ripetibile, affidabile nel tempo.
Per entrambi il ruolo della pratica quotidiana è decisivo, perché - come dimostrano le neuroscienze - l’allenamento modifica il cervello, consolida schemi motori e costruisce quelle competenze che diventano punti fermi nelle situazioni più impegnative.
Cavaliero ha ricordato come la ripetizione affini non solo la tecnica ma anche la fiducia: quella sensazione interiore che nasce dal sapere di aver lavorato bene e che permette di presentarsi pronti nei momenti che contano.
Petronio ha raccontato di aver conosciuto atleti con poco talento ma una disciplina enorme, capaci di emergere proprio grazie alla capacità di non deviare dal percorso, giorno dopo giorno.
Nel dialogo ha trovato spazio anche il tema dell’entusiasmo e della perseveranza. Cavaliero ha ripercorso i momenti difficili della sua carriera, quelli in cui il dubbio sembra mettere tutto in discussione ma che, paradossalmente, portano ai cambiamenti più importanti.
Petronio ha condiviso il ricordo del grave infortunio alla spalla che lo aveva portato a pensare di dover smettere: tre mesi di lavoro quotidiano, sostenuto da Gary Lee Dove, gli hanno permesso non solo di tornare in acqua, ma di farlo con una forza mentale nuova.
Sia Petronio che Cavaliero hanno messo in evidenza quanto conti l’ambiente: nessuno cresce davvero da solo. “No man is an island”, ha ricordato Cavaliero, spiegando che la presenza delle persone giuste nei momenti giusti può trasformare la fatica in energia, la difficoltà in possibilità.
Il tema dell’errore ha arricchito ulteriormente la riflessione. Cavaliero ha sottolineato l’importanza di normalizzarlo, perché nello sport - come nella vita - non vince chi non sbaglia, ma chi sbaglia meno e sa ripartire subito. Petronio ha raccontato la sua paura dell’errore, tipica degli sport di squadra, ma anche la consapevolezza che proprio attraverso l’errore passa la strada del miglioramento: accoglierlo come parte del processo, e non come un giudizio, permette di crescere senza bloccarsi.
In chiusura è intervenuta anche l’olimpionica Stefania Pirozzi, testimonial di Trieste Campus, che ha confermato la natura complementare di talento e disciplina: il talento accende, la disciplina sostiene, e solo insieme permettono di raggiungere il proprio massimo potenziale.
La conferenza si inserisce nel ciclo delle Conferenze Sprint di Trieste Campus, brevi appuntamenti dedicati alla formazione, alla motivazione e alla crescita personale, pensati per offrire alla città spunti concreti e ispirazione attraverso il racconto di esperienze autentiche.